IL RIDUTTORE CINEMATOGRAFICO

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IL RIDUTTORE CINEMATOGRAFICO

 

 

 

 

– …nome, cognome, paternità.

– Tal dei tali.

– …di professione…?

– … Riduttore Cinematografico.

– Come? Cosa? Riduttore…

– …Cinematografico !

– Non capisco. Si spieghi con un esempio.

Già : bisogna spiegarsi con un esempio. Perchè si tratta, in fondo, di una professione di recentissima invenzione ; e si sa bene che non tutti possono essere immediatamente al corrente delle professioni che una metà dell’umanità è costretta a inventare giorno per giorno per venir incontro ai bisogni dell’altra metà, e per assecondare i movimenti peristaltici del proprio stomaco.

Uscite da una sala cinematografica con le ganasce che ancora vi fanno male dal gran ridere ; e, riprendendo contatto con la gente che passa per la strada sempre in corsa, dietro ai proprii affari o alle proprie chimere, stirate i muscoli facciali, e abbozzate uno sbadiglio : e la vostra amica, stringendosi al vostro braccio, vi confessa :

” Una stupidaggine ! Ma fatta benino. E che spirito, che brio, che fuoco in quelle didascalie ! Quasi quasi… Son proprio bravi questi Americani ! ”

Avete assistito a un dramma lacrimogeno ; e la vostra piccola amica, appoggiando alla vostra spalla la testina alla maschietta, e premendo sulla vostra mano, vi sussurra : ” Uno zibaldone, veh ! Un polpettone ! Però, quanta tenera poesia nelle parole, quanta amarezza, quanta commozione… Curiosi questi Tedeschi ! Sembrano di ghiaccio, e invece sanno trovare certe parole, certe espressioni… ! ”

La vostra piccola amica ha tanta ragione di attribuire alle didascalie la causa del suo ridere e del suo piangere, quanto torto di darne il merito agli Americani e ai Tedeschi. La vostra piccola e ingenua amica – ammettiamo per un momento che ci siano delle amiche ingenue – ignora che quelle parole che l ‘hanno fatta ridere o piangere non sono di un Americano o di un Tedesco, ma di un Italiano. Essa non può sapere che al loro posto c ‘ erano delle parole freddine freddine, che non aggiungevano nulla al quadro, e che al cuore non parlavano nè punto nè poco ; o forse parlavano al cuore di una Miss e di una Fraulein, ma a quello di un ‘ Italiana no e poi no ; e deve necessariamente ignorare che sforzo costi ognuna di quelle parole che scorrono rapidamente sulla tela, e che un cervello, un cuore, una penna italiani hanno dovuto cercare e mettere al posto di quelle stampate in inglese o in tedesco, – e perchè no ? – anche in francese.

Questo è il Riduttore Cinematografico : un uomo al quale un altro uomo si presenta e dice : – Vedete questa pellicola ? Mi costa tante centinaia di biglietti da mille per l ‘ Italia. E’ in dieci parti ; riducetela in cinque. E’ insulsa e fredda : vivificatela, riscaldatela. Salvate tutte quelle centinanaia di migliaia di lire e c’è un bel bigliettone da mille, nuovo fiammante, per voi ! E che sia pronta tra otto giorni ! – E lo pianta col voluminoso pacco della pellicola sul tavolo di montaggio ; il biglietto da mille nuovo fiammante, no ; gliel ‘ ha agitato davanti agli occhi, e l ‘ ha subito riposto nel bel gonfio portafogli.

E lui, allora, sotto, alla macchina di proiezione, a proiettarsi la pellicola una volta, due volte, tre volte, finchè non ha capito  perfettamente quello che l ‘ autore ha voluto realizzare con i quadri, e quello che voleva dire con le parole inglesi e tedesche ; e quando c ‘ è riuscito senza abbrutirsi completamente, sotto, al tavolo di montaggiio, a ripassarsi la pellicola sul vetro smerigliato e illuminato, adagio scena per scena, fotogramma per fotogramma, fermandosi alle didascalie, sostituendole – non si può dire traducendole – con sentimenti, con pensieri, con modi di dire suoi, e cioè italiani, abbreviando via via quello ch ‘ è inutile o ripetuto, condensando in cinque metri di parole cinquanta o cento metri di scene, qui sopprimendo un titolo, là creandone un altro, spostando, fondendo, rimpastando, con la fronte rorida di sudore, gli occhi bruciati, le dita riarse dall ‘ acetone, la schiena dolorante, le gambe formicolanti ; fino a che, come Dio vuole, i tremila sono ridotti a mille e ottocento o duemila, senza che il soggetto presenti una discontinuità o salti da far venire il capogiro a una cariatide di granito, senza che il lavoro abbia perduto nessuna delle sue bellezze, delle sue attrattive, delle sue caratteristiche, e con in più quello spirito spensierato, o quella tenera o amara poesia che sono fonte per la vostra piccola amica di una risata argentina o di una lacrimuzza furtiva e furtivamente rasciugata.

Fino a qualche anno fa l ‘ uomo dai biglietti da mille diceva all ‘ operatore di cabina : ” Spettacolo troppo lungo ! Tagliate mezz ‘ ora, tre quarti d ‘ ora !”. Modo di dire figurato, che corrispondeva a : levate via cinquecento, ottocentro metri. E prendeva la distinta dei titoli, in inglese o in tedesco, e la mandava all ‘ Ufficio traduzioni all ‘ angolo della strada, o alla Professoressa Patentata, che non avevano visto la pellicola, che non conoscevano il soggetto, traducevano letteralmente, conservando le idiozie originarie, e spesso aggiungendovi le proprie, qualche delicato errore di grammatica e di sintassi e una interpunzione tutta personale. E la pellicola, che se non avesse avuto altre pecche, riceveva il visto della Censura Ministeriale, veniva scodellata al pubblico ; e il pubblico non ci capiva nulla ; e i ragazzi delle elemantari facevano tesoro degli insegnamenti grammaticali, e sintattici e di punteggiatura del traduttore, nonchè del florilegiio ortografico di qualche tipografo o distratto o bestia ; e dopo due giorni bisognava smontarla, perchè non piaceva, e cambiare spettacolo. Poi, a poco a poco, gl ‘ importatori e i commercianti di pellicole si sono andati accorgendo che il povero operatore di cabina non era all ‘ altezza di tagliare, e che il traduttore in genere non poteva tradurre le didascalie di una pellicola, perchè la sola traduzione non bastava ; a poco a poco venne fuori qualcuno, forte dei suoi studi universitari, magari di Belle Lettere, e di una certa passionaccia per la quale si ostinava a vedere nella cinematografia un ‘ espressione di arte che gl ‘ intellettuali negavano con sacro orrore, e disse in un orecchio all ‘ importatore : – Io avrei levato via quella scena, e quell ‘ altra l ‘ avrei mutata di posto ; e a quel punto avrei detto così, perchè così si dice in italiano, e a quell ‘ altro punto avrei detto in quest ‘ altro modo, che sarebbe stato sarebbe stato efficacissimo nel pubblico – ; e quell ‘ importatore e quel qualcuno s ‘ intesero, e nacque la professione del Riduttore Cinematografico, di colui che fa esclamare : – Come sono spiritose queste Americane ! Come sono commoventi queste Tedesche ! – – e salvò le parecchie centinaia di biglietti da mille col miraggio – talvolta soltanto il miraggio ! – di uno di essi, e distoglie il pubblico da ogni altro genere di spettacolo per cacciarlo in folla nelle sale cinematografico !

 

– Un momento – dite voi. – E se, invece, io esco dalla sala, e la mia piccola amica mi confessa che non ha capito un ‘ acca ?

– Alt ! Prima di tutto assicuratemi che non avete con nessun  mezzo distatto la sua attenzione, anche se i suoi occhi erano fissi allo schermo. –

– Lo giuro !

– In questo caso, mio caro signore, voi non siete un uomo di spirito, perchè al cinematografo, santo Iddio, se si va con la piccola amica, non si va per il cinematografo… ; e il Riduttore è un perfetto imbecille !

M.

Cinemalia Gennaio 1928

Pubblicato da CinemaeCinematografi

Cinefilo, Proiezionista...... Sono un amante del bel cinema (specialmente del periodo muto), collezionista di dvd (quasi 4000), di libri e riviste e altro materiale. Frequento festival come Bologna, Pordenone, Torino e altri,mi tengo informato. Sono romano ma da qualche anno ho scoperto la gioia di viaggiare e di cercare nuove avventure lavorative ho lavorato infatti a Prato ed ora sono a Milano). Ho avuto la fortuna di poter fare il lavoro più bello al mondo, il PROIEZIONISTA, facendovi guardare film belli o brutti ma sempre proiettati con la massima cura. Spero con questo blog di suscitare in voi emozioni come i film di cui parleremo.